Il mondo dello sport amatoriale è ancora in fermento a seguito dell’approvazione delle linee guida per l’applicazione delle nuove norme previste dal Decreto salute e sviluppo del 24 aprile 2012.
Tale decreto, nel complesso, contiene linee guida sulla certificazione medica, sulla dotazione e sull’utilizzo di apparecchi chiamati defibrillatori semiautomatici; anche se si tratta di una normativa dettata soprattutto dal buon senso, ad un primo esame questo decreto ha tuttavia sollevato alcune problematiche non trascurabili per via dei costi e per le polemiche e preoccupazioni riguardo la formazione e le responsabilità dei soggetti che dovranno praticamente usarli.
Da fonti provenienti da internet, in Lombardia, tra le prime regioni italiane, circa l’otto per cento delle società interpellate è già dotata di defibrillatore, ma solo il tre per cento di queste presenta al suo interno personale preparato. Percentuale simile in Piemonte e Lazio, leggermente più bassa in Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Marche.
In questo caos territoriale per l’attuazione della normativa in oggetto, siamo soddisfatti nell’informare che la nostra Società Sportiva si era già dotata, da qualche mese, di un apparecchio defibrillatore semiautomatico personale ma sino a questo settembre (2013) non era stato ancora definito il corso di formazione per gli operatori della società sportiva, come previsto per Legge.
Finalmente in data di venerdì 27 settembre 2013 presso la Palestra Comunale di Almese (To) si è tenuto il corso di formazione per l’abilitazione all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno, riferibile alla nostra Società Sportiva, grazie all’intervento della Centrale Operativa del 118 di Torino.
Circa 17 soggetti in totale (di cui 3 provenienti dall’Istituto Comprensivo di Almese), hanno partecipato per conto della ns. Società Sportiva al corso da “laico” addetto rianimatore (di primo soccorso) conseguendo infine, con successo, tutti quanti l’attestato regionale di formazione.
Speriamo che si possa, in un immediato futuro, anche allargare il numero dei partecipanti ampliandolo magari anche alle stesse atlete e continuare così numerosi nel riprendere gli aggiornamenti del caso, considerando tale partecipazione come segno di grande civiltà ed altruismo.
Sembra assurdo, in linea teorica, che non si comprenda il fatto che il massaggio cardiaco richiedendo uno sforzo fisico e muscolare notevole, da parte dell'esecutore, è paradossalmente molto probabile che venga effettuato correttamente più da parte di una giocatrice di 18-20 anni (anche senza “cultura” medica) che da un medico professionista il quale, spesso, nelle nostre realtà dilettantistiche non è sempre disponibile od addirittura è mai presente.
È anche… che dire sul fatto che può essere anche avvilente vedere ragazze giovani e forti rimanere attonite ed incapaci di aiutare una loro compagna in difficoltà pur avendone le potenzialità…. lasciandoci poi tutti perplessi sulle polemiche di rito riguardo la velocità dei soccorsi.
Chi può essere più veloce se non chi ti sta accanto?
Di arresto cardiaco “non rianimato” si muore secondo una tipologia di decesso definibile come “morte improvvisa”.
Così è stato nel Volley per un giocatore del Forlì (24 marzo 2012), ex azzurro della nazionale, Vigor Bovolenta colto da arresto cardiaco mentre giocava la sua ennesima partita di pallavolo.
Così è stato nel Calcio per Piermario Morosini, giocatore del Livorno (14 aprile 2012) colto anche lui da arresto cardiaco in campo.
A seguito di indagini successive, in entrambi i casi, si è anche detto che con le corrette procedure e soprattutto con un defibrillatore i soccorritori avrebbero, forse, potuto salvare a loro la vita.
Dati statistici alla mano segnalano che la morte cardiaca “improvvisa” colpisce ogni anno circa 60-70 mila persone di tutte le fasce di età e circa 1000 giovani sotto i 35 anni (come da fonti, riprese da internet, così definite da Francesco Romeo – presidente della federazione dei cardiologi) ma rappresenta addirittura il 90 – 95% delle cause di morte improvvisa tra gli sportivi; questi spesso sconosciuti, perché dilettanti come Noi, muoiono senza che se ne sappia nulla visto che non sono tanto famosi da andare sulle pagine dei giornali.
Ma fortunatamente non tutti questi brutti episodi si risolvono in malo modo…
Altra storia infatti è quella capitata ad un giovane centrocampista di nome Fabrice Muamba, colto da arresto cardiaco, mentre con la maglia del Bolton giocava la partita di calcio dei quarti di finale di Coppa d'Inghilterra contro il Tottenham (17 marzo 2012).
Sul prato di quel campo da calcio inglese si è vissuto un momento di grandissima emozione…perché Muamba, soccorso in campo con un timidissimo approccio dai soccorritori locali (che si sono trovati di fronte ad una cosa che forse non avevano mai pensato di dover affrontare o che speravano di non dover mai affrontare…) è stato sottratto alla morte!
Cercate su internet, se volete, e guardate il filmato.
Si dice che nella vita non si nasce eroi… ma lo si può diventare nel momento del bisogno.
Spesso però non è di “eroi” che la nostra vita ha bisogno: secondo il mio modesto parere in questi casi si necessita molto più semplicemente di persone dotate del giusto quantitativo di altruismo, di sensibilità e di particolare attenzione, di una adeguata preparazione ed un costante addestramento nel gestire detti episodi.
Detto così sembra così facile…. (i video degli eventi capitati a Morosini e Muamba sono, se messi a confronto, quantomeno impietosi visti i risultati ottenuti…così differenti) ma è stata soprattutto questa ultima procedura o condizione che ha permesso la sopravvivenza del giovane Muamba: infatti, dal personale presente alla partita è stato sottoposto a massaggio cardiaco, è stato fatto respirare ed è stato sottoposto a defibrillazione con un apparecchio defibrillatore in loro dotazione… e si è salvato!
Il suo cuore è stato fermo per pochi minuti. Il cervello ha sofferto per il ridotto afflusso di sangue ma non è stato raggiunto quel catastrofico limite dei dieci minuti dove tutto sarebbe finito. Ora sta definitivamente bene.
L'educazione alla prevenzione di malattie cardiovascolari passa dallo Sport, in generale… dove al nostro cuore si chiede di lavorare più intensamente.
È dunque proprio allo Sport che tutti i paesi socialmente evoluti del pianeta affidano l'educazione al salvataggio di una vita umana. Non solo, in tali paesi l'educazione al primo soccorso ed alle pratiche di mantenimento delle condizioni vitali di un uomo vengono insegnate addirittura nelle scuole.
Grazie al perfezionamento di un apparecchio chiamato Defibrillatore Semiautomatico Esterno (sigla DAE) si è in grado di analizzare autonomamente il ritmo cardiaco e la necessità della defibrillazione ed inoltre questo strumento può essere impiegato anche al di fuori del consueto contesto ospedaliero.
L’obiettivo principale del corso è stato quello di far si che una persona comune (nel nostro caso si è considerato almeno un soggetto partecipe e riferibile ad ogni singola squadra della ns. società sportiva), presente ad un episodio di morte cardiaca improvvisa, sia in grado di attivare il sistema di emergenza territoriale, di reperire ed applicare oltre ad attivare correttamente il defibrillatore semiautomatico presente in loco, iniziando le manovre fondamentali di rianimazione cardiopolmonare di base per aumentare così le possibilità di sopravvivenza del soggetto colpito da arresto cardiocircolatorio improvviso.
Il corso, in definitiva, nella parte teorica ci ha fatto acquisire gli strumenti conoscitivi e metodologici e le primarie capacità necessarie per prevenire il danno cerebrale oltre a spiegare e far riconoscere in un paziente adulto e nei bambini lo stato d'incoscienza, di arresto respiratorio e di assenza di polso in una condizione ambientale di assoluta sicurezza per se stesso, per la persona soccorsa e per gli astanti.
La parte pratica, eseguita sui manichini, ha evidenziato che per ovviare alle gravissime conseguenze dell’arresto cardiocircolatorio occorre ottimizzare i tempi di intervento, uniformare ed ordinare le valutazioni da effettuare e le azioni da compiere nell'ambito della cosiddetta ed importantissima “catena della sopravvivenza”.
Voglio ricordare infine un importante concetto a tutti coloro che fanno parte della nostra Società Sportiva: ci sono… Società più blasonate ed importanti della nostra con tanto di riconoscimenti e “marchi” d’oro e d’argento di qualità “appiccicate” sulle pareti delle loro palestre (n.b. – sicuramente se le sono tutti guadagnati…..pertanto meritano comunque rispetto da parte nostra) ma anche Noi, da adesso, grazie alla partecipazione al suddetto corso e soprattutto al fatto di possedere già un apparecchio DAE possiamo sostenere che anche Noi una attestazione importantissima l’abbiamo conseguita in materia di “salute” (e forse.. anche prima delle altre società diciamo…più “nobili”…) e ne andiamo particolarmente fieri !
Questa soddisfacente conferma proietta, di fatto, la Polisportiva ISIL Volley di Almese (To) già al futuro per la sopravvivenza e la rianimazione cardiovascolare nel malaugurato caso in cui dovesse succedere a qualcuno nella nostra palestra.
Ricordiamo che nello Sport in generale, spesso le varie società che contano attaccano gli “scudetti” sulle loro maglie sul lato sinistro in modo che siano ben visibili a tutti….
Bene. Noi, momentaneamente… (poi vedremo più avanti…) non abbiamo “scudetti” e/o nessun importante emblema per indicare i “trofei” vinti o i colori dei “marchi” raggiunti da apporre sulle nostre divise ma sicuramente sappiamo che quello, ossia il lato sinistro, è il posto dove la nostra Società Sportiva può andar fiera, qualora volesse, di poter apporre, in piena serenità, il proprio stemma societario.
Anzi…posto migliore non c’è.. e sapete perché?? Perché… oggi siamo ancora più consapevoli che è proprio in quella specifica posizione in cui batte il nostro insostituibile, prezioso e soprattutto sano…. CUORE !!
In ultimo ringraziando tutti coloro che fattivamente hanno partecipato al suddetto corso ed in particolare i tre docenti della Centrale Operativa del 118 della Regione Piemonte, Dott. Paolo BELLANDO – Dott. Francesco CAMPO ed il Signor Roberto PASTORE ed alla Fondazione MAGNETTO.
Luca M.